Sono i giovani a dare la spinta maggiore all’agroalimentare italiano.
È ciò che emerge dalla ricerca effettuata da Coldiretti, che ha registrato un aumento dell’imprenditoria agricola giovanile dell’8% negli ultimi 5 anni, in netta controtendenza rispetto all’andamento dell’economia.
La crisi presentata dall’emergenza sanitaria ha chiarito infatti una questione: l’agricoltura è uno dei pochi settori in cui i lavoratori sotto i 34 anni sono in continua crescita (affrontando un’impennata di 19.000 unità rispetto a prima della pandemia), ed è diventato un punto di riferimento per le nuove generazioni.
55.000 imprese giovanili hanno accettato la sfida e rivoluzionato il mestiere canonico dell’agricoltore, apportando sostanziali modifiche sempre più basate sulle nuove tecnologie e sulla sostenibilità ambientale e sociale: trasformazione aziendale dei prodotti e vendita diretta, fattorie didattiche, agriasilo, agricoltura sociale, sistemazione di parchi, giardini, strade e produzione di energie rinnovabili.
In questo contesto trainato dai giovani e dall’innovazione che introducono nel comparto, l’Italia si conferma un paese leader del biologico per quota di superficie agricola, numero di operatori ed export. Quest’ultimo in particolare, non conosce crisi: nel 2022 le vendite di prodotti Made In Italy sui mercati internazionali ha registrato un +16% rispetto all’anno precedente, una crescita che comunque non rappresenta novità bensì è un trend di lungo periodo.
Se all’estero l’organic ha un grandissimo appeal sui consumatori, anche i consumi interni hanno visto una crescita, soprattutto al di fuori delle mura domestiche (dove invece si è registrato un lieve calo).
Un monitoraggio realizzato da Nomisma mette in evidenza come questo sia un momento cruciale per il biologico: i consumi, non solo degli italiani ma a livello globale, stanno subendo enormi evoluzioni a causa del post-pandemia, del conflitto nel cuore dell’Europa e della crisi climatica.
Diventa quindi necessario lavorare su più livelli per rispondere alle esigenze dei consumatori, sei su dieci dei quali manifestano un aperto interesse sul ricevere maggiori informazioni dettagliate sulle caratteristiche, metodi di produzione e valori nutrizionali.
Marketing per promuovere l’educazione alimentare, diffusione di informazioni chiare e tempestive riguardo le certificazioni, creare e utilizzare strumenti fruibili da tutti sono alcune delle potenziali soluzioni per interfacciarsi con le persone, per facilitare scelte consapevoli e rispondere a una platea di consumatori sempre più attenta e (legittimamente) esigente.